giovedì 18 ottobre 2012

Si dice che non solamente Elena greca


            Con queste parole inizia un piccolo trattato sulla bellezza tratto da un libro la cui prima edizione risale al 1581, e che ha avuto numerose ristampe, a motivo della simpatia che lo ha accompagnato nei secoli.
            ... Fu a meraviglia bella nella faccia, ma in tutte le parti del corpo e che in lei sola si trovavano tutte quelle bellezze, che mettono i Scrittori, che vuol avere una bella donna, le quali notorò qui di sotto, acciocché le donne che si stimano belle, possano vedere se tutte si trovano in loro.
            Dico per tanto, come bellezza di donna vuol trenta cose, distinte a tre per tre.

Dante Gabriel Rossetti (1828-1882)
Elena di Troia
Tre Bianche : carne, denti, e faccia.       
Tre negre : occhi, cigli, e capelli.            
Tre rosse : labbra, guance, e unghie.    
Tre lunghe: persona, capelli, e mano.   
Tre corte: denti, orecchie. E piede.         
Tre larghe: petto, fianco, e fronte.           
Tre strette: bocca, natura e centura.       
Tre grosse : cosce, culo, e natura.          
Tre sottili : capelli, labra. e dita.               
Tre picciole: bocca, naso, e mammelle.

Vedi Giovanni Nevizzani nella sua Nuzziale al libro secondo, al numero 93 il quale dice che in Elena si trovavano tutte queste bellezze.
Siccome la beltà arreca grandissimo contento all'animo nostro, così parimente porta seco infinito travagli, e incomodi, e maggiormente quando che con bellezza non vi è congiunta onestà.
 Laonde Herminio Filosofo diceva che la bellezza d’una donna, negli estranei poneva desiderio, e ne i propri sospetto, ne i maggiori forza, ne i minori invidia, ne i parenti infamia, ed in se stessa pericolo.
Siccome i giovani cercano più tosto bella di faccia, che una onesta e virtuosa di costumi; così la donna maritata per bella, aspettasi in vecchiezza mala vita, seguendo per regola, che quello che è stato amato per bello è poi aborrito per brutto.
Chi si marita con bella donna, patisce di molti incomodi di superbia, e sciocchezza; perché rare volte avviene, che bellezza, superbia, e pazzia non abitano insieme, salvo sempre la bontà delle buone.
Bellezza in faccia è pazzia in capo della donna, sono dui tarli che rodono la vita del marito, e le sue facoltà.
O infelice marito di bella donna, che quando ei dorme, vanno i girandoloni intorno ad insidiare la sua casa, balestrando con gli occhi alle finestre scalano le mura, scrivendo motti, sonando cetere, vegliando alle porte guardando i cantoni, e trattano con ruffiane, se bene tutti tirano al bersaglio della donna, colgono nondimeno nel tavolazzo della fama del misero marito.

                                                                                  M. Tommaso Tomai da Ravenna
                                                                                         Fisico ed accademico.

Idea del Giardino del Mondo,
Pagg. 117 E segg., 
      III edizione
Napoli 1782, presso Giuseppe-Maria Severino Boezio

Nessun commento:

Posta un commento