mercoledì 14 dicembre 2011

Pompeo Farina

Il ‘500 fu un altro secolo terribile per le nostre terre. Si apre con l’ascesa al trono di Carlo V che ereditando le terre mittel-europee degli Asburgo e da parte di madre quelle della Spagna si trova ad essere imperatore del più vasto possedimento della storia. Infatti dal 1492, anno dell’apertura alle rotte europee dell’America, la spagna aveva soggiogato tutte le terre che del centro e sud America, fatta eccezione del Brasile in possesso del  re Portoghese.  Il regno di Napoli,  passò dagli aragonesi, poi alla regina Isabella, quindi alla spagna di Carlo V. Egli cercò di dominare e unificare tutta l’Europa, ma trovo la strenua resistenza del Regno Franco.  Da li una lotta senza quartiere che dilapidò le casse imperiali e francesi. Più di una volta l’imperatore o i francesi presero il sopravvento, ma nessuna vittoria definitiva. I Francesi invasero nuovamente il regno di Napoli, nel 1527 con il generale Lotrech e si accamparono tra Marcianise e Maddaloni.  Avvenne nel 1528 che le truppe imperiali, tra le quali in seguito si sarebbe messo in evidenza il capitano Ignazio di Loyola, si trovarono per le campagne di Roma senza stipendio. Avevano combattuto contro tutti e tutto, compresi  i principi luterani che si opponevano a Roma allo scopo ritagliarsi un pò di libertà religiosa ed economica. Decisero quindi di rifarsi a spese di Roma e del papato. Iniziò così il sacco di Roma e qui incontriamo per la prima volta il nostro personaggio. Pompeo Farina. Egli viene definito uno sgherro di Marcianise di basso lignaggio. Militava nelle file imperiali sotto il capitano Fabrizio Marramaldo, come soldato di ventura. Si distinse durante il sacco per la sua predilezione, durante la razzia, verso i calici d'oro delle chiese, la vendita dei quali lo rese ricco. Con queste ricchezze nel 1529 acquisto una casa a Capua e li nominalmente si stabilì. La sua però era una carriera militare che lo portò ad incarichi di prestigio. Viene descritto dagli storici “ … di bella presenza, destro e manieroso e uomo singolare in procacciare conoscenze ed amicizia, fu presentato al duca D'Orange da Ettore Fieramosca. Il Duca D’Orange,  Viceré del Regno di Napoli, prese  ad impiegarlo in incarichi di fiducia e delicati. Quando avvenne che Capua si era data in mano Francese, gli imperiali la cinsero d’assedio il 28/08/1528. Chi guardava dagli spalti riconobbe, tra gli altri signori, Pompeo Farina. Dopo la resa di Capua, nelle fasi successive della guerra, precisamente il 16/10/1528 le truppe  di Marramaldo vengono acquartierate a Marcianise “alla grassa” ossia mantenute a spese della città e provincia di Capua, in attesa di essere imbarcate per Genova,  Vi rimangono fino al 3 novembre, senza imbarcarsi perché nel frattempo Andrea Doria vince e scaccia i Francesi. 
In seguito Pompeo si rende utile all'Orange nelle prese di ribelli. E' posto a capo di trecento archibugieri. Con essi cattura nel castello di Venafro il duca Pandone, che partito fuggiasco dopo aver parteggiato con francesi, si attarda per amore della sua giovane moglie e non raggiunge in tempo lo stato pontificio Egli era cognato del conte di Conversano, Acquaviva.  
Anche questa volta gli stipendi tardano ad arrivare, fino a giugno del 1529 quando Pompeo riceve insieme a tutti i suoi commilitoni un compenso di cento ducati. 
Accadde poi che i fiorentini si ribellano alla dittatura dei Medici e li scacciano. L’imperatore appronta un esercito che si scontra con i fiorentini a Gavinana il 03/08/1530.
Pompeo che milita nel gruppo di Marramaldo riceve l’incarico di posizionarsi con i suoi trecento archibugieri in un luogo dove poter impedire le manovre dell’esercito di Ferruccio e di entrare per primo in città. Infuria la lotta, con alterne vicende e Pompeo cadde ferito a morte. La battaglia si risolse a favore delle truppe imperiali. Ricorderete che Marramaldo alla fine della battaglia riesce a riconoscere su un carro, ferito  tra i feriti il suo nemico fiorentino, Ferrucci
e che preso da un impeto di stizza e di disprezzo lo infilza, chi dice con la spada e chi con un forcone. E Ferrucci prima di morire pronuncia la ormai famosa frase: “Vile tu uccidi un uomo già morto”. 
Pompeo Farina intanto viene sepolto in “pompa magna” nella chiesa della SS Annunziata di Pistoia. Fu fatta a suo nome una donazione di 50 scudi.

D.O.M
Strenuus centurio pompeius farina capuanus in florentanorum clade in agro pistoriensi negatus hic iacet an a. sal nostra 1530 sub novis augusti

Bibliografia

Museo di letteratura e filosofia, anno XV, primo della serie, volume III, Napoli 1858, per cura di S. Gatti. [Continued as] Museo, pag.246 e segg.

Notizia biografica di monsignor Benedetto Conversini, pistoiese, vescovo d'iesi, pag. 26..

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